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L’idea era venuta l’anno scorso a Carlo, di portare in Bosnia un gruppetto di operatori della cooperativa “Il Samaritano”, di Verona. Per vedere di persona, per imparare, per capire da dove vengono i ragazzi che poi approdano in Italia. Eccoci qui, di fronte al murales dipinto a Bihać nel 2011: Simone, Enrico, Fabio, Anna, Annalisa, Carlo e Paolo.

Carlo, forte del suo francese, con un ragazzo congolese, in partenza per il “game”.

Con Muhammad, che abbiamo saputo ce l’ha finalmente fatta ad arrivare in Europa, dove vorrebbe fare il pizzaiolo.

Fuori dal campo Borići, a Bihać, dove abbiamo avuto modo di parlare con vari ragazzi.

Nella foto sotto: con Veljko e Dragica, amici di lunga data.

Abbiamo anche avuto modo di incontrarci con i rappresentanti di varie NGO locali che ci hanno informato sulla situazione presente. Qui sotto con Vedran dell’associazione JRS.

Con Silvia Maraone e Claudia Coladonato, di IPSIA BIH.

Siamo poi andati a Velika Kladuša, dove abbiamo incontrato Alma, dell’associazione Rahma.

Con Jasmina, impegnata da anni nel sociale.

Siamo passati a vedere lo squat piu grande e orribile… una vecchia fabbrica abbandonata.

Anche quest’anno è stata organizzata la consueta giornata di pulizia… in totale sono state raccolte 13 tonnellate di spazzatura.

Di recente siamo stati invitati al centro per ragazzi con la sindrome di Down di Rijeka per un pò di festa e di animazione.

Buona Pasqua 2024

Tanti auguri a tutti e che questa Pasqua possa portarci il desiderio di riconciliazione e pace duratura.

Grazie per il vostro supporto e incoraggiamento che ci permette di continuare a migliorare, giorno dopo giorno, questa parte di mondo.

Con tanto affetto.

I volontari di Per un mondo migliore

Siamo stati invitati di recente alla sede della Caritas di Rijeka per ricevere un ringraziamento per la collaborazione offerta.

E’ stata una bella occasione per rivedere il vescovo (che ci ha consegnato l’attestato) e tanti altri amici e collaboratori che ogni giorno si impegnano, insieme a noi, per la realizzazione di “un mondo migliore”.

Su invito di Lidija, siamo ritornati alla Fortica per dare una sistemata al giardino…

Dato che ci sarebbe stata una presentazione del libro che Theresa ha contribuito a scrivere, insieme ad altri della ONG Balkanbrucke, un altro Meet Up si è svolto quasi spontaneamente a Berlino.

Michael ed io ci siamo incontrati a Monaco di Baviera. Siamo andati a prendere Rebin che avevamo incontrato diverse volte in Bosnia, ma che non vedevamo da due anni e Junus, storia simile. Che bello ritrovarsi in un contesto nuovo. Non senza le sue sfide, ma decisamente con la sensazione di progredire e muoversi nella direzione giusta.

Ecco il power bank che Rebin ha utilizzato nel suo ultimo “game”. Ora me lo ha dato affinchè io lo possa passare a qualche altro “giocatore” bisognoso.

A Berlino siamo stati accolti molto calorosamente dalla famiglia Adday in un ristorante siriano. Come vedete nella foto, un’accoglienza davvero deliziosa e abbondante.

Questi incontri sono momenti per rilassarsi, riconnettere, mangiare insieme, condividere storie, presentare la Walk e parlare di progetti futuri. E suonare canzoni insieme. Grazie Israele per esserti unito a noi con la tua bellissima musica.

A casa di Amloud abbiamo avuto il piacere di incontrare nuovamente Ashab che avevamo conosciuto a Velika Kladuša esattamente due anni fa, quando era ancora minorenne e si trovava nel campo di Miral.

Che bel giovanotto è diventato. Ecco qualcosa che ha scritto:

Venerdì 18.2.2022, in Bosnia.
Domenica 18.2.2024, in Germania.
(Questo testo è dedicato alle persone che mi hanno dato una nuova prospettiva, una nuova speranza, il coraggio di combattere la depressione nei momenti difficili e che sono state in contatto con me negli ultimi due anni. Tanto amore e grazie di cuore).

Venerdì 18 febbraio 2022
Un ragazzino è perso nei suoi pensieri, nel campo profughi di Miral a Velika Kladuša, un piccolo villaggio della Bosnia.
Cosa succederà in futuro?
Oh Dio, quando raggiungeremo l’Italia?
Se rimaniamo qui in Bosnia in queste condizioni, non avremo alcun futuro.
Pensieri così strani gli passavano per la mente quando all’improvviso arriva un ragazzo di nome Salman e gli dice che oggi sono venuti ad incontrarci alcune persone dall’Italia e deve andare in città ad incontrarle. Vuoi unirti a noi?
Ashab: chi sono quelle persone? Perché dovrebbero venire qui dall’Italia per incontrarti?
Salman: cavolo, aiutano i profughi, ho parlato con loro poco fa su Messenger, arriveranno in città verso l’una o le due del pomeriggio.
Per favore, vieni con me, sono persone molto gentili.

Quando arriviamo nel centro di Velika Kladuša ci sono circa 6 o 7 persone che ci salutano con entusiasmo. Con l’avvicinarsi del momento della preghiera del venerdì, queste brave persone sanno che questi due ragazzi pakistani, Salman e Ashab, sono musulmani, quindi ci mandano a pregare nella moschea.
Dopodiché andiamo in un bar (nella foto, quel primo incontro nel bar in Bosnia).


Poi andiamo a pranzo in un piccolo ristorante e trascorriamo lì circa 2-3 ore. Parlando con questo gruppo dall’Italia, si percepiva una netta sensazione di energia positiva proveniente da loro. C’era un barlume di speranza che la nostra vita non fosse così persa, anche se Ashab hai solo un paio di pantaloni, una maglietta, una giacca, scarpe vecchie (e ti fanno male i piedi a causa di queste scarpe). Hai provato ad entrare in Italia dalla Bosnia circa sei volte, ma purtroppo ogni volta vieni picchiato dalla polizia e respinto.
Alle 16.30 io e Salman siamo tornati al campo Miral.
Ma… questo incontro di 2-3 ore mi ha fatto davvero riflettere.
Queste persone sono venute dall’Italia per farci visita in Bosnia, spendendo tempo e denaro e pagando anche il nostro cibo. Ma comunque tutte queste persone sono felici. Cosa significa nell’era del materialismo di oggi? Chi è questa gente? Qual’è lo scopo della loro vita? Come fanno ad essere così felici?
Dopo averci pensato a lungo, ho fatto qualche ricerca su Google e ho scoperto che questo tipo di persone si chiamano attivisti per i diritti umani e operatori sociali. Amore per l’umanità e ogni razza, senza discriminazioni. Cercare di aiutare tutti è il segreto della loro felicità.
A quel tempo pensavo che un giorno anch’io sarei diventato un’attivista o un operatore sociale, avrei lottato per i diritti delle persone e le avrei aiutate. Proprio come queste persone mi hanno incontrato e mi hanno dato una nuova speranza, anch’io farò lo stesso.
E il mio viaggio inizia a Braunschweig, in Germania, dove inizierò la mia vita politica e di attivista. Dalle scuole di Braunschweig, dalle strade, dalla politica locale, dal Rathaus di Braunschweig, dal parlamento statale, al parlamento tedesco (Bundestag), parlo a favore dei giovani e dei diritti umani.
E arriva il momento in cui divento vicepresidente di diverse organizzazioni come Migrantifa Braunschweig. Lavoro come volontario con molte organizzazioni che aiutano i rifugiati. Quel ragazzo, una volta sconosciuto, ora il suo nome compare sui giornali.
Non aveva niente e oggi ha tutto. Gli piacciono i libri, oggi ha più di 200 libri, computer, iPad, molti vestiti, molte scarpe, una bicicletta e molte benedizioni date da Dio.
Non so come l’amore, il rispetto, la crescita di così tante persone come me siano avvenuti in così poco tempo perché ancora non conosco bene il tedesco.

Tutto questo per dirvi che le vostre piccole azioni funzionano. Cercare di aiutare gli altri può cambiare la vita e il proprio modo di pensare. Chissà quante vite cambieranno in seguito a questa “Walk of Shame”. Ringrazio tutti voi dal profondo del cuore. Se oggi vivo felicemente in Germania e ho ottenuto così tanto, allora sicuramente voi avete avuto un ruolo importante in tutto ciò.

Foto sotto: due anni fa, in Bosnia. L’incontro a cui Ashab fa riferimento.

Siamo stati varie volte in Serbia in questi ultimi tre anni, ma sempre nella parte settentrionale e, ovviamente, a Belgrado. Abbiamo incontrato rifugiati vicino ai campi profughi e centri di accoglienza (entrare è un processo legale molto complicato), nei vari squat e anche semplicemente per strada. Abbiamo conosciuto volontari e attivisti che da anni si sono presi a cuore la situazione.

Ma… non eravamo mai stati a Presevo, una città della Serbia  nella parte meridionale, al confine con il Kosovo e con la Macedonia del Nord.

La popolazione è composta in grande maggioranza da albanesi e infatti l’atmosfera è davvero diversa.

Ma prima di arrivare a Presevo, ci siamo fermati a Nis ad incontrare Tamara, la coordinatrice dell’ONG “Indigo”. Nel poco tempo che avevamo a disposizione, Tamara ci fatto fare un giro della città, raccontandoci la sua lunga “carriera” di attivista, dal 1999 fino ad’ora. Quanto deve aver visto in tutti questi anni! Ed è davvero ammirevole quanto ancora si prodiga per gli emarginati.

Ci ha portato al doposcuola gestito da “Indigo” per bambini Rom e così abbiamo passato un po’ di tempo con questi piccoli meravigliosi e anche molto canterini.

Alcune zone di Presevo mi hanno colpito per le enormi distese di spazzatura, però la gente è cordiale. In passato hanno ricevuto migliaia di profughi e ora rimane un campo che ospita qualche centinaia di persone.

Abbiamo fatto amicizia con un ragazzo siriano, Nassar, che ci ha raccontato la sua storia e con cui siamo ancora in contatto. Sentire queste storie tragiche di prima persona non è mai facile.

Siamo poi andati al campo di Bujanovac che ospita soprattutto famiglie. Infatti, ci ha attirato un fuocherello dove due ragazzi stavano cucinando delle alette di pollo, fuori dal campo, fra fabbriche abbandonate. Erano per la moglie di uno di loro, appena diventata mamma. Questo neo papà era semplicemente al settimo cielo, non importavano le presenti squallide condizioni di vita, il futuro incerto, la povertà.

Quello che importava era quel bimbo che siamo riusciti a vedere di sfuggita, quella nuova vita sbocciata lì, in un campo profughi.

La musica ha fatto accorrere i bimbi e anche il personale del campo ha chiuso un occhio, dicendo: “cantate, cantate, la musica fa bene“.

Abbiamo anche rivisto Ali, originario dell’Eritrea, che avevamo incontrato l’anno scorso nel campo di Kikinda, nel nord della Serbia, al confine con la Romania. Già là era malato, ma si era comunque unito al nostro gruppo. Sulla destra, con il copricapo verde. E sotto, ancora in cattive condizioni di salute, ma grato per un tetto e per un pasto.

Ho trascorso la serata a Belgrado con Kia, uno dei primi attivisti in Serbia. Era interessata a conoscere le nostre impressioni su Presevo, a quanto pare molti migranti sono stati respinti lì dalla Serbia settentrionale. Ha menzionato come si stanno diffondendo voci secondo cui i trafficanti ora sono armati, il che ovviamente spaventa le persone. Siamo passati dal campo di Pirot, al confine con la Bulgaria. Era circondato dalla polizia. Non c’era molto da fare.

Di nuovo al Dom Sveta Ana per festeggiare coi bimbi e con le mamme l’ultimo giorno di carnevale… gran divertimento per tutti!

Qual’è il modo migliore per concludere un anno e iniziarne uno nuovo? Come provato da anni, all’insegna della solidarietà e portando doni, sorrisi, speranza. Il bisogno è così grande come pure la tentazione di vedere tutto nero, a cui non possiamo assolutamente soccombere. Ecco allora alcune foto dell’inizio del campo invernale:

Il 31 dicembre abbiamo anche festeggiato il compleanno di Noemi. La mattina siamo stati al centro accoglienza migranti e portato il vestiario invernale raccolto dai nostri amici di Cloz, vicino a Trento.

E poi la “cerimonia delle candele”: i pensieri, i desideri per il nuovo anno ed i ringraziamenti per quello passato.

Capodanno all’interno della Croazia, da tante famiglie e persone sole.

Il secondo giorno dell’anno ci siamo armati di pennelli e colori e siamo tornati a colorare un altro po’ di stanze per gli ospiti della casa di riposo di Nedešćina, vicino a Labin.

E il giorno dopo siamo invece tornati con musica, balli e vestiti da clown…

E non è finita: il 4 gennaio siamo andati in Bosnia, a portare tre sacchi di giocattoli educativi alla scuola elementare di un piccolo paesino vicino a Velika Kladuša. I giocattoli sono stati comperati a Verona da Paolo Tinazzi, amico di liceo; il contatto con la scuola è avvenuto tramite Alma, una delle insegnanti, che è anche molto impegnata nel sociale.

Un ultimo bellissimo incontro è stata la visita fatta ad Anđeljka e famiglia che vivono in un villaggio vicino alla scuola e che oltre ad accogliere il nostro gruppone con una calorosa accoglienza, ci hanno anche raccontato la loro storia, quando sono stati scacciati via dalla loro casa nel 1992 e hanno vissuto da profughi per otto anni, per poi finalmente tornare e trovare la loro casa distrutta. Ricominciare da zero, liberarsi dall’odio e il risentimento, essere contenti per ogni attimo di semplice vita… grandi lezioni.

Qualche pensiero da Maddalena:

Un luminoso abbraccio a voi dalla Home di Veprinac. Una casa, un modo di stare nel mondo, tra le montagne e il mare, dove approdare e dai cui ripartire in semplicità di cuore, con i bagagli leggeri, lo spirito libero per nuovi inizi.

Porto con me la bellezza degli incontri, dei canti, del buon cibo preparato a più mani. Il caloroso cerchio dell’ultimo dell’anno. Note accordate poco alla volta ad altre fiammelle di luci. Cadute, perdite, rinascite, sogni trasformati in parole. Gesti e spontanei abbracci. Benedizioni, carezze tramutati in passi e aiuti concreti.

Porto con me l’immagine della stazione di Rijeka rivestita del colore della speranza dove chi è di passaggio sia visto nella sua dignità.

Lo sguardo di Loreta dell’istituto di Nedešćina.

La sua pallida camera illuminata dalle nostre pennellate. “Un arcobaleno, un angioletto. Si può?” Diceva. La gioia aveva la forma dei suoi occhi.

Porto con me tutta la cordata di amici un po’ artisti, cantanti, ballerini, folli quanto basta, con i pennelli in mano, vestiti a festa, tra stanze, corridoi, persone bisognose di cure e attenzioni. Grazie! 🤍

A chi dona l’amore che ha dentro. Che sia benedetta. Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta…” Perfetta nell’amore del tempo che passa, del tempo che ci è dato per scegliere, ribaltare, ravvivare con creatività questa nostra umanità.

2024 eccoci! Siam qua.