Ottimo inizio d’anno anche questa volta…
Com’è ormai da consuetudine, ci siamo ritrovati a Home il 31 dicembre pronti per celebrare il 2020. Prima della festa, abbiamo preparato i biglietti d’auguri ed i pacchetti di caramelle che avremmo distribuito nei giorni seguenti…
… poi è iniziato il Party con balli, canti…
… e con un momento di riflessione.
Primo dell’anno all’insegna della solidarietà, in visita dalle famiglie dell’entroterra. Qui siamo dalla nostra cara Danica a Gejkovac, a ridosso del confine croato-bosniaco.
E qui a Vojnić.
Il 2 e 3 gennaio siamo stati impegnati presso l’ospedale pediatrico di Kantrida a Rijeka per dei bellissimi murales.
Serata pizzoccheri con la squadra cucina in posa…
… e preparazione pacchi per i giochi che avremmo distribuito il giorno dopo nei campi per migranti di Bihać, in Bosnia.
Eccoci a “Borici”, il primo campo visitato, abitato da papà e mamme coi loro bambini.
Qui siamo invece siamo al “Bira” ex sede di una fabbrica che ospita circa 2.000 persone (tutti uomini, fra cui circa 500 minorenni).
In conclusione, vi proponiamo un bellissimo testo scritto, dopo il suo ritorno a scuola, da Anna (9 anni, di Trento) che ha partecipato al campo invernale con la sua famiglia:
Capodanno solidale
Il 31 dicembre 2019 sono partita con la mia famiglia per Veprinac in Croazia.
Già quest’estate avevamo partecipato a un campo di volontariato con l’associazione Per un mondo migliore. L’esperienza c’era piaciuta molto, tanto che l’ultimo giorno ho detto alla mamma: “sai che organizzano anche campi invernali…” ed eccoci qua! Appena arrrivati a Home abbiamo conosciuto tre ragazzi sordo-muti che hanno dato a me e ai miei fratelli un segno nome. Comunicare con loro non era sempre facile ma ho capito che c’è una lingua che tutti riusciamo a parlare: la lingua dell’amore.
Il primo giorno dell’anno siamo andati a consegnare pacchi umanitari a famiglie bisognose nell’entroterra. Siamo tornati da nonna Anka che avevamo conosciuto quest’estate. E’ stato bello rivederla e riabbracciarla. Di lei mi ha colpito la sua solitudine che mi ha intristito.
Abbiamo inoltre fatto visita ad altre nonne e infine abbiamo pranzato dalla famiglia di Barbara.
E’ stato triste vedere da vicino quello che la guerra ha lasciato.
Il giorno successivo siamo andati a dipingere un murales nell’ospedale di Fiume. E’ stato bello trasformare dei muri grigi in muri colorati.
Questa esperienza mi ha reso triste per quello che la guerra può fare e felice perchè ho conosciuto persone che cercano un… MONDO MIGLIORE!
Nella foto sotto, la prima a destra, una sorridente Anna.
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