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Archive for aprile 2018

Dopo una lunga battaglia con il cancro, qualche giorno fa la “nostra” Slavka è volata via. Ci conoscevamo dal 1996 e la prima foto sotto risale a quando abbiamo conosciuto lei e la sua famiglia nel campo profughi di Učka, vicino a Rijeka. Le altre foto sono solo una piccola parte di quelle conservate nei nostri archivi. Sappiamo che molti di voi avete avuto il piacere di conoscerla ed apprezzarla. Pubblichiamo sotto la sua storia, che avevamo incluso nel libro “Nel bene e nel male”, pubblicato in occasione del ventennale della nostra associazione.

1. Primi incontri con Slavka nella baracca in cui viveva con marito e 6 figli nel campo profughi di Ucka maggio 1996CIMG0582con Fabio e Serena, gennaio 2013Con Irene e Chicca estate 2004DSC00393fDSC00395DSC04185Estate 2016 Slavka sta un po' meglioFrancesco e Andrea con Slavka 1999I clown le fanno visitaI cuori di Slavka luglio 2009Quanta fa bene una risata! estate 2005

 

                                                GRATA DI ESSERE VIVA!

Slavka Brtan viveva felice con il marito e i sei figli nella sua fattoria in un paese in Bosnia fino al 1992, quando scoppiò la guerra.

Quel terribile giorno irruppero nella sua casa dei soldati con il viso coperto da calzamaglie nere e ordinarono a Slavka e ai suoi figli di andarsene in 5 minuti, se non volevano morire inceneriti. Poi diedero fuoco alla casa. Il marito al momento lavorava in Russia così Slavka, da sola, afferrò i propri figli e scappò via nei boschi vicini, cercando di sopravvivere, senza cibo o un cambio di vestiario.

Passò un mese prima che incontrassero un essere umano. Finalmente arrivarono ad punto di smistamento delle Nazioni Unite, da dove partivano per la Croazia pullman carichi di profughi. Ma Slavka non aveva soldi per il viaggio! Così aspettarono a lungo e, dopo che tutti quelli che avevano pagato erano saliti, si fece posto anche per loro. Così iniziò un lungo viaggio verso la sicurezza, ma pieno di insidie. Ai vari posti di blocco i pullman venivano fermati e, a seconda dell’umore, lasciati passare o controllati per vedere se trasportavano uomini da uccidere. Di notte i bambini si svegliavano piangendo per la fame, ma Slavka e le altre madri non avevano di che nutrirli.

Dopo essere sopravvissuti a questo lungo e pericoloso viaggio arrivarono a Spalato, in Croazia, dove uno sconosciuto, che Slavka chiama “un angelo”, portò pane e latte ai bambini.

Da Spalato proseguirono il viaggio fino ad arrivare a Rijeka, e si sistemarono nelle baracche di proprietà della ditta per cui lavorava il marito, con cui si ricongiunse in seguito. Dopo un duro inverno, un campo profughi fu ufficialmente aperto sull’Ucka (monte che sovrasta Rijeka) e la sua famiglia, insieme a molte altre, si trasferì lì.

Gli anni passati nel campo profughi (è lì che l’abbiamo conosciuta, nel 1996) furono un’altra lotta per la sopravvivenza, per ricostruirsi una vita che era piombata agli estremi… Nel 1997 il campo profughi venne chiuso e la famiglia di Slavka fu costretta a trovarsi una sistemazione in affitto. Si presentarono nuove sfide: l’integrazione in una società diversa da quella di provenienza, la mancanza di lavoro e quindi anche di mezzi di sussistenza, dovuto anche al fatto che non arrivavano più gli aiuti come durante gli anni della guerra, quando la sensibilità era più viva. Slavka, dopo tanti anni, fece un viaggio in Bosnia e potè solo vedere la sua fattoria bruciata da lontano, circondata da campi ancora minati. “Neanche gli uccelli ci volano intorno” — ci raccontò con le lacrime agli occhi. “Ma ho visto ancora più miseria là, così non dovrei lamentarmi”– concluse.

Slavka non si è adirata mai contro Dio per averle permesso di vivere un’odissea del genere. Infatti, è grata che tutta la sua famiglia sia sopravvissuta. “Dio esiste – ci dice – e lo ringrazio perché oggi siamo vivi. E perché ci ha concesso la pace nei momenti più duri”. Non serba odio verso quelli che le hanno fatto tanto male. “Non serve tenere l’odio nel cuore. Bisogna perdonare per poter continuare a vivere”.

Queste sono le conclusioni di una semplice donna che ha sofferto dolori e perdite immisurabili per mano di altri esseri umani, durante la guerra.

 

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Due giornate intense passate a dipingere un murales con i 350 bambini della scuola elementare Dante Alighieri di Villafranca (VR),  progetto parzialmente sponsorizzato dal CSV di Verona. Era la terza volta che tornavamo in questa scuola, con la quale abbiamo intrecciato da qualche anno un bellissimo rapporto di amicizia e cooperazione. Il tema scelto, e più appropriato che mai, visti i recenti eventi: la pace.

Con una serie di quadrati posizionati in modo che i bambini potessero comodamente dipingerli seguendo i colori dell’arcobaleno, abbiamo poi concluso tracciandovi sopra una colomba, simbolo di quella pace a cui tutti aneliamo ma spesso così difficile da attuare.

Un grazie di cuore a Lara Tutone, la referente del progetto, alle insegnanti, ai genitori e ai volontari che hanno dedicato tempo ed energia alla realizzazione di questo progetto.

 

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L’impianto elettrico è finito! (Dopo aver fatto la prima parte nell’ottobre del 2017).

Un enorme grazie a Ezio, Fabio, Silvano, Adriano e Fabiano (nelle foto sotto) per il grande lavoro svolto.

Costruzione nuovo centro accoglienza. Fase 34, l_impianto elettrico del nuovo piano (seconda parte)

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Poco più di un anno fa ho avuto modo di unirmi per qualche giorno alla Civil March for Aleppo, una marcia per la pace partita il 26 dicembre 2016 da Berlino che, nel giro di 8 mesi ha percorso 11 nazioni e coinvolto 3500 marciatori.

La foto sopra è stata scattata l’anno scorso a Sunja, una cittadina nei pressi del confine con la Bosnia, teatro di duri scontri durante la Guerra per l’indipendenza croata (1991-1995), di cui ne porta ancora molti tristi segni. All’epoca, ho avuto modo di conoscere alcuni dei volontari locali e mi aveva molto colpito il loro desiderio di effettuare qualche cambiamento positivo, al punto che avevo detto loro: “Tornerò con i volontari della nostra associazione e magari possiamo organizzare qualche attività insieme…”. 

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Qui sono con Josip, Jasmina e Jelica, che hanno dedicato molto del loro tempo e delle loro energie a Sunja e alle nuove generazioni.

Per molto tempo è stato solo un desiderio, per varie ragioni. Ma grazie ad un incontro provvidenziale con Alex, uno degli organizzatori della Civil March for Aleppo, siamo riusciti a combinare un viaggio nella zona. Dopo aver passato Pasquetta a visitare le famiglie nella zona intorno a Vojnić (come la nostra nonna Anka, qui sotto, con il suo meraviglioso pane)…

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… io e Alex siamo partiti per Sunja.

Lungo la via ci siamo fermati in un piccolo villaggio di nome Dusica dove, esattamente il primo giorno che mi ero unita alla marcia, era successo un fatto particolare. Nella foto sotto, noi marciatori durante la pausa pranzo, preparata dalla squadra logistica.

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A causa delle forti piogge, il camioncino è rimasto bloccato sul campo. Dopo numerosi tentativi infruttuosi, Alex, Dennis e Kaya, il team logistico, non sapevano davvero cosa fare. Quindi, hanno cercato aiuto e incontrato Ivo, un agricoltore che parlava anche tedesco e che, oltre a tirare fuori dal fango il camioncino con il suo trattore, ha offerto il suo vino, conquistando il cuore di tutti con la tradizionale ospitalità locale. 

 

 

Quindi, l’idea era di trovare la casa di Ivo e ringraziarlo ancora una volta. Con un incredibile senso dell’orientamento e l’aiuto delle foto sopra, Alex ha rintracciato la casa di Ivo, ma nessuno era in casa. Abbiamo parlato con tutti i vicini e, dopo aver atteso per un po’ e aver lasciato una nota nella sua cassetta della posta, stavamo per prendere un autobus quando Alex con la coda dell’occhio ha visto il trattore che entrava! Ci siamo precipitati indietro e Ivo, come se fosse la cosa più naturale del mondo rivedere alcuni ex manifestanti dell’anno precedente, ci ha accolto in casa.

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Era appena tornato con la moglie e gli amici dal lavoro nella loro vigna, quindi hanno condiviso cibo e bevande con noi. Ivo in realtà ha detto che non pensava che avrebbe rivisto Alex mai più, quindi deve essere stata proprio una sorpresa! E anche per me è stato bello testimoniare questo bel risvolto perchè ricordo di essere stata colpita dal racconto di Alex, proprio il mio primo giorno di marcia e di aver pensato: “Ehi, posso relazionarmi a questo! Tante volte nella mia vita un’apparente sconfitta o battuta d’arresto si è trasformata in un incontro positivo”. 

Dopo esserci salutati, abbiamo preso l’autobus e siamo addirittura riusciti a prendere l’ultimo treno per Sunja. Jelica è venuta a prenderci alla stazione e ci ha portato a casa sua e trattato come ospiti d’onore. Abbiamo trascorso la serata parlando a lungo, in particolare con la nipote Nikolina, una ragazza molto brillante con tanti sogni e aspirazioni, ma che si trova ad affrontare la triste realtà che un numero sempre crescente di giovani sta partendo e andando a costruirsi la propria vita all’estero, dal momento che la prospettiva di trovare un lavoro qui è così minima. Un’atmosfera deprimente e pessimista pervade la città e pensavo tra me: “Cosa farei al suo posto?”. 

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Svegliarsi a Sunja e andare in giro con Josip, parlare di com’era la città prima della guerra e com’è adesso, le difficoltà e le esperienze traumatiche che i nostri amici hanno dovuto affrontare da bambini, come troppi stanno affrontando ora in Siria, Palestina, Africa, ecc. La guerra è così assurda!

 

L’incontro in comune è andato molto bene. Abbiamo mostrato un video sulla Civil March for Aleppo, oltre ad alcune foto della visita dell’anno scorso, quando la marcia ha attraversato la città. Alex ha ringraziato tutti ancora una volta per aver accolto un gruppo così grande di manifestanti e si capiva che è stato importante tornare.
Abbiamo anche discusso l’idea di venire quest’estate con un gruppo di volontari e di organizzare alcune attività insieme ai giovani. Tutti ne sono rimasti entusiasti, perché qui c’è poco per i giovani, quindi ogni nuova iniziativa viene molto apprezzata. Il sindaco ha ascoltato attentamente la canzone croata che Alex e io avevamo appena imparato prima di questo viaggio, (Mir usred oluje/Pace in mezzo alla tempesta), e ha dato immediatamente il suo sostegno e il suo permesso: alloggi presso la scuola locale e un muro per dipingere il nostro murale della pace! In genere ci vuole molto tempo per ottenere permessi del genere…

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Dipingeremo anche un murales presso la scuola materna locale e, soprattutto, speriamo di costruire altri ponti di amicizia e collaborazione.

 

Josip e Jasmina ci hanno dato poi un passaggio oltre il confine con la Bosnia, o meglio, con la Republika Srpska. Un fiume traboccante, l’Una, divide i due paesi. Ci stavamo preparando per un incontro con il preside della scuola sul lato croato del fiume, ma volevamo anche esplorare un po’ il lato bosniaco, che è sicuramente molto più grande e prospero. È un paradosso, visto che sul lato croato dovremmo essere nella comunità europea, mentre sembra quasi di camminare ancora in una zona di guerra, con edifici abbattuti e un generale senso di abbandono che pervade le strade, povertà e poche prospettive future.

 

Il mattino seguente ci siamo incontrati con Susanna, la direttrice della scuola elementare di Hrvastka Dubica, e Helga, l’insegnante di tedesco. Entrare in quella  scuola era come mettere piede in un giardino felice, una sorta di oasi: un tale contrasto con il resto della città! Abbiamo scoperto che la maggior parte degli insegnanti viaggia ogni giorno da Sisak, la città principale a più di un’ora di distanza. Susanna è una donna esplosiva, radiosa e positiva, il tipo che può davvero fare la differenza in un posto come questo. Abbiamo preso del tempo per mostrare il video della marcia, che è passata anche di qui l’anno scorso, prima di attraversare il confine e poi abbiamo discusso i nostri progetti per l’estate.

“La vita, amico mio, è l’arte dell’incontro”. (Vinicius de Moraes)

Prima ho scritto che non è sempre stato facile trovare un autobus, quindi a volte dovevamo fare l’autostop. Questo ci ha dato l’opportunità di incontrare persone appartenenti a tutti i gruppi etnici presenti sul territorio e di estendere amore incondizionato a tutti. E siamo arrivati ​​a destinazione abbastanza velocemente!
Un giorno, un uomo ci ha dato un passaggio che non dimenticherò facilmente. Si presentò come il presidente di un’associazione per persone che erano state detenute nei campi di concentramento durante quest’ultima guerra. Conosceva bene l’area, quante case vennero bruciate in ogni villaggio (la maggior parte), quante persone furono uccise, ecc.
A un certo punto, senza alcun preavviso, ha girato la macchina e preso una strada che portava a un villaggio piuttosto remoto che voleva mostrarci, che era stato completamente distrutto e dove molti erano stati uccisi negli anni Novanta. L’atmosfera era da depressione. L’uomo parlava come se la guerra fosse ancora in corso e in effetti ha detto che secondo lui sarebbe potuta ricominciare. Prima di salutarci, ci ha regalato una copia del libro che ha scritto sui campi di concentramento gestiti dai serbi, e devo confessare che uscendo dall’auto mi sono sentita male allo stomaco, dovendo tradurre varie storie cruente ad  Alex, che era seduto dietro, e rendendomi conto di quanto odio e risentimento permangano ancora in queste aree, così devastate dalla pulizia etnica.
Un poliziotto in pensione che alleva pecore ci ha dato un passaggio, ed è stata sicuramente un’esperienza più leggera. Poi un contadino serbo, la cui casa era stata distrutta durante la guerra. Aveva passato un po ‘di tempo in Germania, quindi questa volta Alex ha potuto darmi il cambio con la conversazione. E, alla fine, la ciliegina sulla torta: Mario di Spalato!

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Che persona simpatica! Ci ha raccontato come ha dovuto andare in guerra quando aveva solo 19 anni, e questo l’ha derubato dei migliori anni della sua vita e lasciato un segno profondo su di lui, anche fisicamente. Ci ha mostrato le cicatrici che aveva su tutte le gambe e il collo. Tuttavia, aveva smesso di bere, si era trovato una ragazza e stava guardando alla vita con un atteggiamento positivo. E’ stato così gentile con noi e ci ha invitato a casa sua vicino a Spalato!

Un risultato positivo di questo viaggio è che tutto è pronto a Sunja per ricevere un gruppo di giovani volontari durante uno dei prossimi campi estivi. È parte del progetto, sponsorizzato dal CSV di Verona, “Volontariamente, per fare la differenza”, e si svolgerà dal 22 al 28 luglio. I volontari potranno incontrarsi e lavorare insieme ai giovani locali, per portare un pò di colore e di vita in questa città, e per creare ponti di speranza e amicizia. Si spera che qualcosa di simile funzionerà anche nella vicina città di Hrvatska Dubica, dove abbiamo visitato la scuola locale.
Una delle tante risposte che abbiamo ricevuto dai giovani italiani che parteciperanno a questo campo, definisce chiaramente il tono per quello che sono convinta sarà un’esperienza che cambierà la vita di tutti i coinvolti: “Ho sempre voluto frequentare un campo estivo e sperimentare qualcosa del genere ma purtroppo non ne ho mai avuto l’opportunità. Nel vostro video ho visto che grazie ai vostri progetti le vite delle persone possono davvero cambiare, sia i volontari che le persone che aiutate, anche solo con un abbraccio o un sorriso, quindi non voglio davvero perdere questa opportunità”. (Emanuela)
Ci sono stati altri incontri molto belli intorno a Rijeka, eccone alcuni:

Il giorno di Pasqua passato alla Home con i nostri amici internazionali, in tutto circa 10 nazionalità, è stato un momento davvero particolare! Buon cibo, musica, risate e la prima presentazione della Civil March for Aleppo, ben raccontata da Alex. Alla fine della presentazione, due dei nostri amici erano così commossi che si sono alzati spontaneamente per dare un abbraccio ad Alex!

 

Visitare Rolly è sempre un’esperienza speciale.

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Pizza con Lidija.

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Un’ultima presentazione della Civil March for Aleppo a un gruppo di volontari italiani, che hanno passato il weekend alla Home a finire l’impianto elettrico e che hanno fatto molte domande ad Alex, proponendogli anche dei futuri incontri nelle scuole in Italia.

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Un giro al castello di Trsat!

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