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Archive for giugno 2019

Lo scorso marzo eravamo stati a Bihac, in Bosnia, a portare un po’ di colore e calore all’interno del “Bira”, un centro accoglienza per oltre 2000 rifugiati.

Qui sotto con Hamid, un ragazzo pakistano con cui ho mantenuto i contatti, davanti ad uno dei murales fatti.

with Hamid, another big help

Siamo tornati, questa volta per fare degli altri murales e rallegrare i bambini e le famiglie con lo spettacolo di Tony&Friends.

Come l’altra volta, ci siamo appoggiati ai meravigliosi volontari dell’IPSIA e dello IOM, che stanno dedicando giornate e mesi a questa difficile situazione e che ammiro immensamente. Purtroppo, si capiva dall’atmosfera pesante e tesa, che le cose stanno peggiorando e che con le presenti strutture Bihać non riescono a far fronte all’influsso crescente di gente.

Non voglio analizzare qui la complicata situazione perchè servirebbero pagine, ma solo parlare degli incontri, questa volta soprattutto con genitori e bambini, per la maggior parte provenienti dall’Afghanistan, dall’Iraq, dall’Iran e dalla Siria. Devo confessare che non mi viene per niente facile parlarne. Anch’io madre, mi sono immedesimata nelle storie che mi hanno raccontato questi coraggiosi genitori, in viaggio da mesi e anche da anni, in fuga da guerre, minacce, violenze, in cerca di un futuro migliore, che sembra a volte solo un miraggio, ma che li tiene in vita. Le umiliazioni e soprusi che hanno sofferto sono indescrivibili. Alcuni hanno perso il marito o la moglie durante la via e devono continuare questo cammino impervio da vedovi perchè tornare indietro non è un’opzione e perchè vogliono offrire ai loro figli un po’ più di sicurezza e benessere.

Per alcuni giorni non riuscivo a dormire e rivedevo tutti questi visi, il sorriso mite di questa gente in cammino, i racconti dei bimbi che già alla loro età hanno assistito e subito troppa violenza. Spero che questo mio scritto possa aggiungere qualcosa alla “goccia” della nostra ultima visita.

Ecco qui il primo spettacolo presso il centro accoglienza “Sedra”, a Cazin, un paese nei pressi di Bihać.

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Due ore a fare palloncini per tutti i bimbi che spuntavano da ogni angolo!

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Qui con delle mamme siriane.

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Il giorno dopo siamo tornati ad abbellire con dei murales le pareti esterne di questo edificio che ospiterà un punto di ritrovo e anche un salone da parrucchiera.

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Meravigliosi bimbi (e anche birbanti).

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Siamo poi andati a fare uno spettacolo al “Borici”, un’altra struttura a Bihać che accoglie famiglie e che recentemente è stata ristrutturata.

Ho parlato con queste mamme palestinesi, già profughe in Siria e ora alla ricerca di un paese che le accolga, pronte a camminare per giorni coi loro bambini, su per i monti… Mi ha particolarmente colpito il racconto di un papà iracheno, in viaggio con il suo bimbo (la mamma non c’è più), fra l’altro con una patologia al cuore.

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Altre centinaia di palloncini!

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E alla fine, uno spettacolo per la comunità Rom presso il centro “Ružica”.

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E questa è la storia delle due rane, un incoraggiamento a non arrendersi!

Una rana grande e una rana piccola caddero in un secchio di latte. Nuotarono e nuotarono per ore cercando di uscirne, ma invano, perché le pareti del secchio erano lisce e scivolose. La rana grande, esausta, gemette: «Sorella ranocchietta, io mi arrendo e mi sdraio ad aspettare la morte».
La rana piccola pensò tra sé e sé: «Arrendersi significa morire, quindi continuerò a nuotare». Trascorsero due ore e la piccola rana aveva le zampette così stanche che pensava di non farcela più, ma guardando la rana morta, scosse la testa e ripeté: «Arrendersi significa morire, quindi continuerò a scalciare fino alla morte, se questo è il mio destino. Non smetterò di provare, perché finché c’è vita c’è speranza!».  Così, ebbra di determinazione, la piccola rana continuò ad agitare le zampine. Dopo un po’, mentre si sentiva ormai quasi paralizzata e senza speranza, all’improvviso sentì sotto di sé qualcosa di solido. Con grande gioia vide che il latte, addensatosi per il movimento incessante delle sue zampe, si era trasformato in un grosso pezzo di burro. Felice ogni oltre dire, la piccola rana saltò fuori dal secchio di latte, verso la libertà. 

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Dopo l’avventura nel 2017 e quella con Kiki nel 2018, siamo andati di nuovo con Rolly a completare il giro delle 7 isole che mancavano all’appello (Šolta, Vis, Lastovo, Korčula, Mljet, Hvar e Brač).

Purtroppo l’amico Maurizio, presente durante le prima due avventure, non è potuto essere dei nostri a causa di problemi sul lavoro, ma è stato degnamente sostituito da Enzo, quasi 73 anni, ma con l’allenamento e l’energia di un ragazzino: bravissimo (e complimenti).

Ismeta che, come tutte le volte ci ha aiutato con l’aspetto logistico del viaggio, quest’anno è riuscita anche a venire con noi e, insieme al nostro caro Stefano (di Saronno) ed Irene, ha completato il gruppo di supporto sul furgone “ammiraglia”.

Nella foto sotto, la squadra di quest’anno, da destra: Ismeta (di Rijeka), Enzo (di Verona), Rolly, Stefano (di Saronno), Irene ed io.

Giorno 1: isola di Šolta.

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Giorno 2: isola di Vis. Qui a Spalato davanti al traghetto.

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Giorno 3: isola di Lastovo (eccola avvistata dal traghetto).

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Non solo asfalto…

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Il tramonto mozzafiato dalla terrazza dell’appartamento prenotato da Rolly a Ubli (sempre sull’isola di Lastovo)…

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Giorno 4: isola di Korčula, la partenza in bici da Vela Luka (quel giorno sveglia alle 3.15).

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Aspettando il traghetto per l’isola di Mljet, abbiamo fatto una tappa veloce al caratteristico paese di Ston.

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Giorno 5: l’alba sull’isola di Mljet.

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Le prove generali (molto utili) per la pioggia: due gocce verso fine giornata, ormai in dirittura d’arrivo…

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Cena (e pernottamento) a Sućuraj (isola di Hvar).

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Giorno 6: isola di Hvar, la partenza.

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Una pausa (riparati sottotetto) dalla pioggia…

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Alla città di Hvar (dall’altra parte dell’isola rispetto a Sućuraj) c’era il sole e Stefano ha voluto offrire una buona pizza a tutto il gruppo (grazie Ste).

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Giorno 7: isola di Brač (la tanta pioggia a Makarska, poco prima del traghetto che ci ha portato sull’isola, a Sumartin).

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I preparativi in furgone, visto il temporale fuori…

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Il punto d’arrivo (e fine del giro), a Supetar.

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Un enorme grazie alla compagnia di navigazione croata “Jadrolinija” che ci ha concesso (per il terzo anno di fila) il trasporto gratuito su tutti i traghetti.

In totale abbiamo pedalato 7 giorni su 7 isole per un totale di 282 Km. (dislivello in salita di 5.000 metri). Siamo molto felici e soddisfatti per la magnifica avventura vissuta insieme.

Rolly si è confermato una vera roccia (non semplice stare sul carrellino tutto quel tempo, sopportare il freddo, il vento e la pioggia). Vediamo ora cosa ci serba il futuro…

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Ero a Sunja per la quarta volta. Questa cittadina situata a sud di Zagabria, non lontano dal confine con la Bosnia, mi ha preso il cuore, e non solo a me, ma anche a tanti altri volontari e amici che l’hanno visitata. La prima volta ero passata con la Civil March for Aleppo, la seconda con Alex, per rivedere i volontari, conoscere le autorità e organizzare un campo estivo, la terza appunto con i 24 volontari che hanno partecipato al campo estivo “Volontariamente-per fare la differenza”, e poi la settimana scorsa, per rivedere tutti e organizzare un nuovo campo estivo, che questa volta ci vedrà impegnati anche a Hrvatska Kostajnica, un paese vicino, situato proprio sulle sponde del fiume Una, che fa da confine con la Bosnia.

Josip, Filip e Mato mi hanno accolto alla stazione. Che bello rivederli!

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Sono stata meravigliosamente ospitata a casa di Filip e ho avuto modo di conoscere Marjan e Visnja, i suoi genitori.

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Che bello rivedere Ivana, la direttrice della scuola materna “Bambi” che, proprio quel giorno, celebrava il suo compleanno! Il murales che abbiamo dipinto l’anno scorso è ancora in ottime condizioni.

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Come lo è anche l’altro… fra l’altro immortalato nel bellissimo video girato da Filip in quell’occasione.

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A casa di Jelica, una delle prime persone che ho conosciuto a Sunja, sempre pronta ad ospitare… qui con Josip e Angelka.

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Con Josip e Jasmina, colonne portanti del paese e delle attività di volontariato. Jasmina è la responsabile della biblioteca locale.

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Rinnovamenti e lavori presso la scuola che ci aveva ospitato l’anno scorso.

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Uno scorcio del nostro murales.

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Il paese conserva ancora molti segni visibili dell’ultimo conflitto.

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Il traghetto sul fiume Sava.

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Qui sotto, la foto ricordo della prima visita a Sunja, nel marzo del 2017 e, esattamente davanti allo stesso monumento, il 29 maggio 2019.

 

Filip mi ha accompagnato a far visita a Hrvatska Kostajnica, a 18 km da Sunja. Lì ho finalmente conosciuto di persona Franjo Znidaric, assessore al turismo e persona molto in gamba e attiva nel gruppo giovani, con cui abbiamo discusso le attività che svolgeremo durante la nostra visita dal 7 al 9 agosto: un paio di murales, clownterapia e altro.

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Il fiume Una fa da confine con la Bosnia e recentemente è straripato causando non pochi danni, anche se in misura minore a quelli che si sono verificati nel maggio del 2014.

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Franjo mi ha fatto conoscere quello che viene considerato uno dei monumenti più originali, dedicato a Gordan Lederer, un giornalista che venne ucciso proprio qui il 9 agosto 1991 da un cecchino, mentre stava filmando i soldati croati in azione a Banovina. La sua videocamera ha registrato l’intero evento.

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All’interno dell’obiettivo si può vedere il foro del proiettile.

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Con Jasmina…

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Un breve incontro/arrivederci con Grga Dragičević, il sindaco di Sunja, proprio di fronte al murales, che in questa giornata piovosa sembra splendere ancora di più!

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Ricevuta in dono da Visnja, la mamma di Filip! Dal laboratorio dove si trova con altre volontarie.

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Foto ricordo, estate 2018.

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